Mi misi in ginocchio e pregai:
– Che cosa ti ho fatto, Signore? Perché mi punisci? Tutto quello che chiedo è la possibilità di scrivere, di avere uno o due amici, di cessare la mia corsa. Portami un po’ di pace, Signore. Plasmami in qualcosa che valga la pena. Fà cantare la macchina per scrivere. Trova la canzone dentro di me. Sii buono con me perché io sono solo”.
“Sogni di Bunker Hill” è l’ultimo, bellissimo capitolo della saga di Arturo Bandini, ma rappresenta una lettura piacevole e commovente anche per chi non abbia letto gli altri libri di John Fante. L’autore, ormai gravemente ammalato, lo dettò alla moglie Joyce, regalando forti emozioni soprattutto a chi, come il protagonista, sogna di diventare uno scrittore famoso…
La trama è un progressivo infittirsi di incontri, viaggi, passioni ed imprevisti, in un tragicomico alternarsi di speranze e delusioni.
Bandini comincia come cameriere, poi finisce a correggere bozze ed infine viene ingaggiato come sceneggiatore. Anche la nuova avventura hollywoodiana ed i nuovi amori si rivelano, però, molto effimeri ed insoddisfacenti, così Arturo decide di cambiare ancora…
Consigliato a chi, sotto sotto, non ha smesso di sognare, eppure seguita a raccontar balle sulla sua meravigliosa vita e poi si accorge tristemente di aver lasciato la macchina da scrivere in una stanza d’albergo…
Recensione di Marika Piscitelli
Data prima edizione | 1982 |
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Data | 2004 |
Pagine | 158 |
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